Come sarà il 2021 della ristorazione: prodotti, tecniche e visioni di chef e giornalisti

da | Gen 7, 2021 | Stampa

Territorio, tecnologia al servizio del gusto, leggerezza, consapevolezza. Brace, riscoperta di legumi e frutta, slow cooking e storytelling. I clienti, ormai sempre più esperti, sapranno riconoscere un’offerta di qualità da una di minor valore. E poi ancora il legame con i produttori sempre più stretto, il bisogno di tornare alla convivialità, di essere vetrina per le eccellenze. Questo e molto altro ancora nelle previsioni di chef, patron e giornalisti per il 2021: un anno che per la ristorazione sarà – si spera – di rinascita. Abbiamo chiesto a 24 fra chef e pizzaioli, ma anche a 5 grandi giornalisti gastronomici, quali saranno i food trend del 2021.

A chi non è capitato, nei primi giorni dell’anno nuovo, di buttar giù una lista delle cose da fare? Cose da riprendere o da iniziare per la prima volta, obiettivi da conseguire, ma anche sogni da realizzare. I primi giorni dell’anno sono sempre carichi di aspettative. Questo 2021 non fa eccezione, anzi, mai come ora vi è la necessità di una ripartenza. La ristorazione in Italia – come il tutto il mondo – è ad oggi tra le categorie più colpite dalle misure anti-Covid. Tra semi-chiusure, asporto, delivery, aperture a pranzo, serrande del tutto abbassate, cuochi, proprietari, brigate, sommelier hanno cercato di tener duro, spesso inventandosene di ogni, pur di non perdere un filo diretto con il cliente. Così, un po’ per buon auspicio, un po’ per capire l’aria che tira tra i fuochi delle cucine, abbiamo chiesto a chef, patron di ristoranti e giornalisti di settore quali sono, secondo loro, gli ingredienti e le tecniche di cottura che andranno per la maggiore nel 2021.

Le risposte di chef e patron: i trend del 2021
Come avrete modo di leggere ci sono dei trend ben definiti – che in verità partono da piuttosto lontano – i cui comuni denominatori paiono essere l’autenticità, la franchezza e la prossimità. Valori che sono auspicabili tanto tra i fornelli, quanto nella vita di tutti i giorni. La chiosa la riserviamo a uno chef che ha scelto il bancone di un mercato per servire i suoi clienti. Chiude con una lettera di buone intenzioni.

Territorio, brace, slow cooking ed esaltazione del gusto
“Lato ingredienti sarà ancora centrale offrire prodotti del territorio, preziosi non perché costosi ma perché limitati nella loro produzione o nella raccolta” spiega Luca Landi, chef del ristorante Lunasia di Viareggio. “Ingredienti che sono espressione delle attività artigianali. Solo in questo modo possiamo portare sulle nostre tavole vere rarità che raccontano la storia e la cultura della nostra zona. Ingredienti che completano le nostre ricette sono anche quelli autoctoni o spontanei, che possiamo raccogliere e che vengono offerti a completamento delle nostre ricette rendendole vere e proprie cartoline della Versilia. In merito alle tecniche di cucina il nostro orientamento prosegue verso la ricerca e lo studio per coniugare tradizione e modernità, nell’intento di estrarre sempre più il gusto essenziale. Quindi estrazioni a freddo centrifugando i vegetali, utilizzandole come fossero dei brodi di fondo che donano potenza e intensità di gusto. Brodi molto concentrati ottenuti bollendo ciò che potrebbe essere considerato erroneamente uno scarto. Stesso ragionamento per lische o bucce che vengono bollite in pochissima acqua”.

“Nel 2021 crediamo che le cotture lente alla brace, con sentori leggeri di affumicatura, tipici del barbecue, diventeranno un trend vincente” raccontano i tristellati Chicco e Bobo Cerea (Da Vittorio a Brusaporto). “Abbiamo già sperimentato questo approccio durante l’estate 2020 nel nostro DaV Cantalupa ed è stato un grande successo. Carni pregiate sicuramente da utilizzare, ma non mancherà nemmeno il pesce in questa formula”.
Heinrich Schneider, chef del Terra The Magic Place di Sarentino spiega: “Punterò ancora di più sulle erbe selvatiche, in particolare quelle officinali. Sto studiando e riscoprendo antiche tecniche di elaborazione e cottura per esaltare e potenziare gli effetti salubri di questi ingredienti. Posso anticipare che proprio in questo senso sto seguendo un nuovo approccio, lo Smooth Cooking, che vedrà la luce il prossimo anno”. “Riguardo alle tecniche di cucina penso che si tornerà di nuovo a cotture dirette o a lunghe cotture come si faceva una volta”, dice Cristoforo Trapani, chef del ristorante La Magnolia, all’interno del luxury Hotel Byron di Forte dei Marmi. “Gli ingredienti saranno sempre più legati al territorio, cercando di togliere dal piatto piuttosto che aggiungere, less is more. In questo senso ci si orienterà sempre di più al gusto, cercando di esaltare sempre al meglio la purezza della materia prima”.
“Credo che i prossimi anni saranno all’insegna della (ri)scoperta della prossimità” spiega Marco Ambrosino, chef di 28 posti, Milano. “Prodotti e pratiche a noi vicine per geografia o per storia, ma che negli anni sono state accantonate perché poco di moda. Portare nel dibattito sul cibo il grande ingegno che ha caratterizzato i popoli che si affacciavano sul Mediterraneo. Proseguire nel solco della innovazione partendo da ciò che ci è prossimo”..
“Per il nuovo anno che sta per iniziare vanno bene tutti gli ingredienti possibili e immaginabili a condizione che rientrino nel concetto di cibo pulito” sottolinea lo chef bistellato Ciccio Sultano (Il Duomo, Ragusa). “Termine che non indica solo un cibo nel rispetto dell’ambiente e di chi lo consuma, ma anche e soprattutto di chi lo coltiva o produce. Il rapporto diretto con i fornitori è essenziale. Conoscersi e stimarsi. Dal loro onore dipende quello mio e del cliente. Per quanto riguarda le tecniche vanno sempre sottomesse al contenuto. Usate perché necessarie senza eccessi fini a se stessi. Ricordiamoci che un cuoco che conosce a menadito la fisica e la chimica della materia fa salute, è il primo presidio per il benessere delle persone”.
“Continuerò a utilizzare cotture lente e a bassa temperatura che garantiscono una perfetta cottura dei prodotti senza dispersione di succhi, sapori e anche principi nutritivi, mantenendo estrema morbidezza e integrità della materia prima” dice Fabio Lanceni, chef de Al Carroponte, Bergamo. Oltre a questa tecnica “useremo spesso l’olio-cottura, che consiste nel cuocere l’alimento in olio caldo, ma non bollente: una modalità ha il pregio di mantenere le carni molto tenere, lasciando inalterati i sapori dell’alimento. Prediligiamo prodotti di stagione, pesce fresco dal Mar Mediterraneo, carni locali. Cerchiamo e cercheremo sempre di più di dare valore ai piccoli produttori e alle eccellenze italiane che compongono il pregiato tessuto sociale di questo Paese”.
“Non credo di scegliere un ingrediente in particolare ma, mai come adesso, farò attenzione a non fare sprechi e soprattutto a utilizzare sempre più materie prime locali, aiutando tutta la produzione agroalimentare locale, regionale e nazionale” racconta Gennaro Russo, chef del ristorante La Sponda/hotel Le Sirenuse, Positano (Sa). “Ad esempio per noi a Positano l’ingrediente più local è sicuramente il pescato della zona. Per quanto riguarda la tecnica, io ne ho una che funziona sempre, soprattutto nei momenti difficili, ed è il cuore. Quella tecnica lì ti fa andare avanti e non ti fa mollare mai”.
“La brace sta prendendo molto piede, le marinature e frollature di carni e pesci. Sempre cotture sottovuoto”: così vede il 2021 gastronomico lo chef Claudio Sadler, del Ristorante Sadler a Milano. La carne rimane un elemento fondamentale, naturalmente, per locali come quello di Gennaro Cariulo, ovvero Da Gigione, hamburgeria gourmet di Pomigliano d’Arco (NA), che però sottolinea: “Stiamo sperimentando un nuovo modo di sezionarla, cercando dei tagli di carne ‘nascosti’ che abbiano una buona tenerezza. Tra questi c’è la famosa Pluma di suino, che rappresenta un’infima percentuale di peso sul totale dell’animale. Nel caso specifico parliamo del cuore reale, un pezzo da circa 900 gr (su 180 kg di mezzana totale) che è nascosto nel reale stesso (la parte che precede il collo dell’animale) ed è la naturale prosecuzione dell’ultima parte del lombo. La sua caratteristica è quella di avere la tenerezza di un muscolo poco svolto, ma allo stesso tempo la struttura della posizione che occupa, cioè quella del reale, con un’ottima marezzatura media. Alla domanda sulle tecniche di cottura ho solo una risposta, la brace”.
Altro parere fondamentale e forse dissonante è quello di Mauro Uliassi, tristellato chef e patron del ristorante omonimo di Senigallia, che ormai da dieci anni ragiona su tecniche e tecnologie applicate in cucina, insieme ai collaboratori, all’interno del suo Lab: “Per me non è importante di identificare un trend, piuttosto mi interessa fare cose sempre più buone e impreviste, cose che non ti aspetti ma che appaghino. Le tendenza vincente comunque è ormai quella della sostenibilità, della lotta allo spreco, del pensare a cibi che facciano bene e che siano facilmente fruibili. La mia è una cucina di mare ma, ad esempio, non uso tonno da dieci anni. Si parla tanto del ritorno della brace. Certo, ha fascino, è un metodo ancestrale, ha un ottimo storytelling, ma è altrettanto giusto evidenziare che come tecnica non è tra le più salubri”.

La tecnologia al servizio del gusto e l’equilibrio dei nutrienti
“Sono sempre più concentrato sul succo delle cose, sulla loro essenza, nel recupero basico delle sensazioni” racconta lo chef Davide Oldani, D’O, Cornaredo (Rho). “Per questo motivo sto facendo un gran uso di vaporizzatori, estrattori e liofilizzatori, tutti macchinari acquistati di recente. Poi c’è il discorso del risparmio energetico e penso all’importanza della cottura a induzione. Quanto agli ingredienti posso dire che il verde continua a essere il mio colore di riferimento, sinonimo di stagionalità. Quindi prodotti freschi, prossimi al luogo di trasformazione e anche abbordabili economicamente.

“La parola magica è gusto e vale tanto per gli ingredienti quanto per le tecniche” spiega Nicolò Quarteroni, proprietario Agriturismo Ferdy, Lenna (BG). “La scelta del prodotto, così come la trasformazione devono avere questo unico obiettivo, il gusto. Poi dico grandi materie prime che non devono però essere di noti brand di nicchia e costosissimi. Si deve fare ricerca, scouting di prodotti e produttori sconosciuti per creare alleanze durature e solide. Sulle tecniche direi meno paranoie e più concretezza, puntiamo alle cotture efficienti e mettiamo da parte i funambolismi”.
Per il mondo della pizza, non potevamo che chiedere al pluricelebrato maestro Franco Pepe (Pepe in Grani, Caiazzo). “Per me, che in questi mesi di lockdown ho deciso di non fare delivery, la riflessione su prodotti e cotture è stata forzata” spiega il pizzaiolo campano. “Molte delle mie pizze nascono per essere consumate al momento e fare consegne avrebbe significato rivedere il mio stesso concetto di pizza. Invece io rimango fedele alle scelte fatte, ovvero grande qualità delle materie prime, lavoro maniacale sugli impasti, equilibrio delle combinazioni. Due anni fa ho lanciato il menu funzionale con al centro l’idea della Pizza Mediterranea, un viatico non solo di bontà ma soprattutto di salubrità dove la perfetta armonia tra lipidi, proteine e carboidrati nasce dall’intesa tra il team di Pepe in Grani che studia i topping e un nutrizionista che ci guida nell’elaborazione di nuove pizze. Scelte che non sempre vengono capite da un ambiente, quello dei pizzaioli, che è ancora legato alla bottega e non alla formazione professionale. Ecco, se devo esprimere un desiderio per il nuovo anno è quello di poter vedere nascere finalmente una “scuola della pizza” altamente professionalizzante.
Sempre dall’effervescente settore della pizza abbiamo chiesto a Salvatore Salvo, patron della Pizzeria Salvo, San Giorgio a Cremano (NA). “Come ingrediente direi la palamita e come tecnica di cottura la marinatura. Il ‘mare’ è un elemento che contraddistingue le evoluzioni future: ancora oggi è un elemento poco utilizzato in pizzeria e, se non trattato con le giuste tecniche, è molto difficile da inserire nella nostra linea. Quando parliamo di pesce parliamo di crudo, cotto a bassa temperatura, marinato, affumicato, fatto a crema. L’elemento mare, che simbolicamente rappresenta anche il legame con la nostra città/tradizione, sarà sempre più presente nella nostra idea di pizze innovative”.
“Questo è stato un momento di riflessione in cui si è avuto modo di ragionare e ideare qualcosa di nuovo. Con i miei ragazzi abbiamo dato forma ad un progetto iniziato prima della pandemia, ma approfondito proprio in questo periodo. È nato il menù Sapidità Essenziali, cioè equilibrio dei piatti senza aggiunta di sale, ma bilanciati dalle sapidità naturali grazie a prodotti come alghe, acqua di ostriche, colatura di alici, acqua di polpo, estrazioni concentrate di vegetali, tutto bilanciato dalle spezie che esaltano e personalizzano il piatto”: è quasi un manifesto, quello dello chef Francesco Apreda, al The Pantheon Iconic Hotel, Roma. “Mi sono concentrato poi di più sull’uso dei vegetali e del pesce, meno sulla carne. Sempre più presenti infine i concetti di stagionalità e di meno spreco possibile”.

Leggerezza, clienti più esperti, recupero di ingredienti come frutta e legumi, storytelling
“Tecnica di cucina dico brodi, ingrediente frutta”: è decisa la risposta di Antonia Klugmann, chef de L’Argine a Vencò, Dolegna del Collio (GO). “Da sempre importanti come base per altre preparazioni, da qualche anno sono sempre più valorizzati anche nella cucina casalinga come preparazioni indipendenti. Permettono il recupero e la valorizzazione di ogni parte dell’ingrediente e possono integrare in questo senso altre ricette presenti nel menù. Nella mia cucina c’è spesso la frutta anche nei primi. Consente la concentrazione del gusto con l’eleganza della trasparenza. La cosa che accomuna entrambe le scelte, qualunque sia l’ingrediente, la temperatura o l’abbinamento, è, nella cucina contemporanea, la leggerezza.

“Non sono in grado di definire con certezza cosa accadrà, sarà questione di autostima”, racconta il tristellato Enrico Bartolini, del ristorante Enrico Bartolini-Mudec di Milano. “Per definire il futuro ci vuole altro oltre il coraggio. Io sono rassicurato dall’equilibrio tra la grande scuola e la contemporaneità. La grande differenza (e non è una novità) la fa il dettaglio. La capacità di essere originali, ma soprattutto la lettura personale e originale degli individui che sapranno attrarre gente a casa loro attraverso il sapore. Posizionarsi vuol dire scegliere la tipologia di clientela a cui si ambisce. Io continuo a preferire quella che usa il buon gusto e il palato. La tecnica e gli ingredienti che scelgo sono quelli capaci di raccontare al meglio il mio pensiero per gli ospiti che amano e ameranno condividere l’applicazione mia e del mio team”.
Anche Luigi Salomone, neostellato chef del Re Santi e Leoni, a Nola (NA), nuovo food hub che vi abbiamo raccontato qualche mese fa. “Con l’anno nuovo ci sarà una maggiore attenzione al prodotto in generale, molte persone hanno imparato a fare la spesa e a riconoscere il buono, a divertirsi in cucina anche con pochi ingredienti. Vedo un 2021 con una cucina attenta al produttore, con meno scarti e tante verdure. Penso che la tecnica che prenderà di nuovo forza sia il mondo delle cotture leggere (vapore, griglia e marinature). Le persone hanno riscoperto la bellezza di fare una confettura così come una conserva di pomodoro avendo tempo per poterlo fare. Si ritornerà alla tradizione e al buono, alle cene conviviali per recuperare i momenti persi e al rispetto per l’ambiente”. Credo che l’ingrediente del 2021 siano i legumi, perché in Italia abbiamo tantissime varietà e per lo più sconosciute, ma che sono dei veri e propri giacimenti da preservare” sottolinea Emanuele Scarello, chef bistellato del ristorante Agli Amici, Udine. Con i legumi puoi fare zuppe, paste, farine, veramente tantissime cose, sono proteici e dobbiamo pensare a un’alimentazione più sana, indirizzata su questa strada. Per quanto riguarda le tecniche a me sta sempre più entusiasmando la cottura in pressione che dimezza tempi e mi consente di mantenere integri i principi vitaminici e tutto il buono del prodotto. Salvo anche il microonde, perché è ancora più veloce e ha molte più potenzialità di utilizzo di quelle che siamo abituati a conoscere”.
Uno sguardo pragamatico, che fa subito i conti con la realtà attuale, quello di Ivano Antonini, patron del ristorante Blend4, Azzate (VA). “Punto fondamentale sarà quello di sapere da quando i ristoratori potranno di nuovo contare sul servizio della sera. I clienti abituali non vedranno l’ora di ritornare a sedersi ai tavoli del proprio ristorante preferito anche se solo a pranzo, ma un locale che puntava molto sul servizio serale, dovrà escogitare qualcosa di nuovo per accaparrarsi nuovi clienti. Quindi si dovrà puntare a tecniche di cucina che accorcino i tempi di attesa, magari puntare più sulle paste fresche rispetto a quelle secche per esempio. Inoltre il cliente sta andando verso gusti che richiedono piatti con una maggiore valorizzazione della materia prima. Importante dunque puntare sulle eccellenze degli ingredienti primari e, per chi se lo può permettere, sui prodotti del territorio. Scopriremo che dietro ad ogni prodotto ci sono persone che hanno una storia da raccontare. E saperle trasmettere poi al cliente finale determinerà il successo di un ristorante in un 2021, che si prospetta difficile già in partenza”. “Mi propongo di essere più buono, di azzerare le parolacce, di non mangiarmi il fegato e non strapparlo a vivo ai miei ragazzi ogni volta che: c’è mezzo grado di temperatura sbagliato nell’uscita di un piatto, che un bicchiere sia appena meno che cristallino, che un mobiletto non profumi di pulito, dico di pulito non di sapone, che una cottura sia appena meno che perfetta, che la mia splendida squadra dia segni di stanchezza dopo innumerevoli ore di lavoro e scambi una battuta, mi propongo di essere buono e accondiscendente ad ogni nuovo Dpcm”: strappa più di un sorriso l’ironica risposta di Giuseppe Zen, ideatore del format Macelleria Popolare a Milano. “Mi propongo di continuare a rispettare tutti voi e me stesso nella verità di quei banchi che diventano rivoluzionari nell’essere la nostra dispensa a vista, dalla quale attingere insieme per la celebrazione quotidiana della italica straordinaria cucina popolare attraverso il cibo naturale. Abbiamo a disposizione io e te, in quei banchi, la migliore delle carni possibili intesa come tra la più sana e così per i formaggi e così per i pani e le erbe selvatiche. Mi propongo di continuare con ancora maggiore gioia e fervore quella incessante ricerca di artigiani del naturale di cui divenire interprete con i mille suggerimenti al pubblico che solo il cuoco può dispensare. Mi propongo soprattutto di trovare parole e opere che ristorino chi in questi mesi è stato più sfortunato di noi affinché non perda la speranza e riprenda presto la sua strada”.

I food trend del 2021 nelle parole dei giornalisti gastronomici
Fondamentale il parere e la visione di chi è immerso totalmente nella cucina, ma anche quello di chi lo studia, lo analizza, lo approfondisce e lo valorizza, cosa che fanno i giornalisti. e i critici gastronomici. Per questo abbiamo chiesto anche il parere di colleghi stimati, come ad esempio quello di Paolo Marchi, giornalista e co-fondatore di Identità Golose. “Sono domande che non possono avere attualità purtroppo, perché non sappiamo ancora che ristorazione avremo”, spiega Marchi. “Al momento c’è solo una massa indistinta di attività dove i bar sono trattati come le pizzerie e queste considerate identiche ai ristoranti. Hanno mortificato anche l’ultima vampata di creatività che era emersa dopo il primo lockdown, in cui tutti – anche io sono un ristoratore con il locale di Identità Golose Milano – ci siamo rimboccati le maniche. Aspettarsi dai ristoratori voglia di fare e innovazione è davvero dura in questo momento. Non sai neanche che spesa fare, cosa comprare, se fare acquisti, con tanti prodotti provenienti dall’estero di cui dovremo fare a meno. Non so se questo ripiegamento sul Paese e i suoi prodotti siano una cosa sempre positiva. La cosa certa è che non vediamo l’ora di tornare ai tavoli, di goderci un bel pranzo e una bella cena. Saranno tavoli occupati soprattutto da italiani ed è in questo senso che va ripensata gran parte della ristorazione delle città, soprattutto quelle a forte impronta turistica: meno stranezze, meno follie, più impegno sul piatto”.

“Per le cotture credo che le esigenze dettate dal delivery di alto bordo, che continuerà a spopolare nel 2021 causa perdurare delle misure di contenimento del Covid, spingerà ancora di più il sottovuoto come tecnica passe-partout” racconta Andrea Cuomo, giornalista de Il Giornale. “Dall’altro lato credo che nella bella stagione verrà rivalutata la griglia come strumento di cucina casalinga, divertente e sociale. Per gli ingredienti la semplificazione dei piatti porterà a concentrarsi su elementi poveri ed espressionisti e sulla riscoperta di prodotti tradizionali. Dall’altro lato continuerà la ricerca di prodotti innovativi, green e di stagione ma senza gli eccessi di qualche anno fa. Continuo a credere personalmente alla diffusione di nuove modalità di estrazione e consumo del caffè, per me l’ingrediente più contemporaneo che c’è. Ma se finora c’è stato un suo uso perfino eccessivo in cucina è il momento di dargli nuova vita in tazza. Per Leonardo Romanelli, giornalista gastronomico già fondatore di Quinto Quarto (ora diventato Leonardoromanelli.it), “ci sarà una conferma su vegetali e legumi, senza dover andare a scegliere varietà esotiche o particolari. Per esempio i ceci, le erbe da foglia abbandonando le rape, gli agrumi sempre più protagonisti nei piatti salati. Per le carni, sarà l’anno della selvaggina. Si assisterà ad un miglioramento sempre più spinto dei prodotti per celiaci, come ad esempio la pasta. Per la tecniche, due estremi: molto fuoco e calore vivo oppure estremismi sempre più spinti, a cominciare dalla distillazione applicata a sempre più prodotti. Come tecnica direi che le fermentazioni troveranno il loro equilibrio dopo molte situazioni nelle quali hanno dato anche il peggio di loro”. “Credo che il prossimo anno continuerà la tendenza sul vegetale in maniera sempre più spiccata e coinvolgente” racconta Luciano Pignataro, giornalista e proprietario di Luciano Pignataro Wine Blog. “Il vero lusso consisterà nel poter disporre di ortaggi, verdura, frutta e legumi non trattati chimicamente. Tra tutti credo che continuerà la tendenza sul pomodoro che ha segnato la ricerca dei grandi cuochi dal Portogallo a Mosca passando per Parigi e Copenaghen prima dell’arrivo della pandemia. Al tempo stesso continuerà la cucina fusion con ingredienti giapponesi ormai entrati nell’uso comune delle grandi cucine. Quanto alle tecniche, acquisita la rivoluzione degli ultimi anni, leggo una voglia di un ritorno consapevole, dunque non nostalgico, alle cotture dirette sul fuoco come espressione di capacità e al tempo stesso di semplicità”. “Ci portiamo nel 2021 una maggiore attenzione alla qualità delle materie prime e alla loro provenienza” conclude infine Margo Schachter, giornalista La Cucina Italiana. “Le statistiche dimostrano come gli italiani abbiamo maturato una crescente attenzione nei confronti dei coltivatori e degli allevatori nazionali. Come cibi, c’è un crescente interesse nei confronti del tempeh e di altre alternative alle proteine animali. Stiamo imparando a mangiare il pomelo, che da frutto sconosciuto ed esotico è oramai in ogni supermercato, e forse esploderà anche in Italia come nel resto del mondo la mania per la friggitrice elettrica. Fra un pane e una pizza fatta in casa, un trend che non credo ci abbandonerà facilmente. Sul lato beverage, più cocktail, distillati e vini di qualità da bere a casa, perché anche andando meno al ristorante non si vuole rinunciare ad un bicchiere interessante”.