Calabria: viaggio on the road (e a distanziamento sociale) tra i borghi della Sila
Aldilà della campagna promozionale molto provocatoria la regione ha molto da offrire soprattutto quest’anno: tre parchi nazionali (Sila, Aspromonte e Pollino), 14 litorali Bandiere Blu e 6 borghi Bandiere Arancioni, una rete di sentieri, tra cui il nuovo Cammino Basiliano
Non si è mai sentito parlare tanto di Calabria come quest’anno. La regione più misteriosa d’Italia è stata tra le meno colpite dal Coronavirus (1258 contagi e 77 decessi), e ha approfittato di questo vantaggio per far parlare di sé con l’apertura anticipata di bar e ristoranti e una campagna di promozione provocatoria. Il pr Klaus Davi ha infatti realizzato un video per promuovere la costa e i comuni della Locride come alternativa sana e sostenibile alle spiagge e le città del nord convalescente. La polemica ha così rischiato di offuscare le ragioni, tutte valide, per conoscere finalmente la Calabria.
Terra di conquiste
Mentre altre regioni del Sud, più forti nella comunicazione e nell’ospitalità, godevano di un boom turistico internazionale e ricco, la Calabria restava nell’ombra, a parte le località di moda sul mare. Poche strutture, e una reputazione non proprio impeccabile. Intanto, nel 2016, dopo cinquant’anni, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è stata dichiarata finita, facilitando il collegamento con il resto d’Italia: 443 km tra filari di oleandri in fiore, e senza pedaggio. È come se la regione si fosse improvvisamente liberata di un oblio che non meritava, presentandosi ancora vergine a conquistare l’amore di viaggiatori curiosi. È una terra da scoprire, ideale per una vacanza on the road, con strade statali e provinciali interne che portano a luoghi al limite dell’esotico: mari e monti, campagna e colline, tre parchi nazionali (Sila, Aspromonte e Pollino), 14 litorali Bandiere Blu e 6 borghi Bandiere Arancioni, una rete di sentieri, tra cui il nuovo Cammino Basiliano che collega nord e sud per 1040 km in 44 tappe tra monasteri, masserie e una natura integra.
Due mari e 800 chilometri di costa
Partiamo dalla costa. Ottocento km divisi tra due mari, completamente diversi: a ovest il Tirreno, rocce e acque blu, vista sulle Eolie; a est lo Ionio, litorali di sabbia e acque color smeraldo. Di qui Tropea e Capovaticano, con gli hotel chic e la mondanità; di lì, Riace, Soverato, Isola di Caporizzuto, dove l’Art Praia Resort, con ristorante stellato, è la prova di un turismo di lusso possibile. Poi, una sfilata di villaggi, ognuno con il suo perché: Diamante, con più di 300 murales; Cetraro Marina per il mercato del pesce e la vista sulle Eolie; l’Isola di Dino, nei cui fondali si nuota tra stelle e cavallucci marini; Scolacium, con il Parco Archeologico che dal 7 al 28 agosto ospita il festival di danza, musica e arte “Armonie d’arte”.
Sulla Sila si respira l’aria più pulita d’Europa
Dalla costa mondana, si raggiungono velocemente i paesaggi arcaici della Sila, ultimo tratto di Appennino, Parco Nazionale dal 1997. Si viaggia tra una distesa di colline, dove pascolano capre e pecore: «Senza esagerare, non si incontra nessuno per chilometri, a parte qualche capra e qualche gregge», dice Carla Pacelli, proprietaria con la famiglia dell’azienda agricola Tenute Pacelli, a Malvito, che produce vino biologico e offre ospitalità. «La natura è generosa e intatta, solitaria e meditativa. Si incontrano borghi minuscoli ma di grande personalità, come Carfizzi, un paese di 560 abitanti dove si parla albanese; Guardia Piemontese con le terme; Zagaris, circondato dai boschi, dove si respira l’aria più pulita d’Europa». Secondo uno studio finanziato dall’Unione Europea, in località Trivolo, a 1800 metri, l’inquinamento è vicino allo zero, meno del Polo Nord. Al concorso di bellezza vince invece San Nicola Arcella, arroccato su una collina che guarda verso il mare. «In inverno è il deserto dei Tartari, ma tra luglio e settembre lo scrittore cosentino Michele D’Ignazio apre la sua locanda culturale Il Vicolo, e ogni sera prepara un aperitivo suggestivo: cuscini sparsi sui gradini della piazza, candele accese, cibi e vini di piccoli produttori dei dintorni, dalle olive al famoso cedro della Riviera».
Donne che allevano mucche, capre e quaglie
La Sila è anche un luogo di innovazione agricola e femminile. «Ci sono storie affascinanti», racconta Carla, perlustratrice esperta delle eccellenze gastronomiche locali. «La biologa Maria Procopio ha aperto il piccolo caseificio Santanna, dove sperimenta nuove stagionature con il latte delicato e poco grasso delle sue capre Saanen. Marianna Costanzo alleva quaglie e galline, coltiva frutti di bosco, gelsi e ortaggi dai semi antichi, tra cui qualità rare di pomodori». Nel suo agriturismo – Le delizie di Marianna- si fa la spesa e si pranza: cucina super genuina, tutto fatto in casa ». Invece, Francesca e Cristina Cofone, dopo la laurea, hanno scelto di portare avanti l’azienda di famiglia ad Acri, seguendo valori antichi ma attualissimi: conversione all’agricoltura sostenibile, allevamento di mucche e altri animali allo stato semi-brado, puntando sul loro benessere, produzione di cacio cavallo, mozzarella e altri formaggi a latte crudo.
Alta cucina e solidarietà
Se la Calabria è tornata positivamente alla ribalta è anche grazie a una giovane ambasciatrice del cibo: nel 2011, a 24 anni, Caterina Ceraudo, laurea in enologia e allieva di Niko Romito, ha preso in mano il ristorante di famiglia Dattilo, a Strongoli, guadagnando la stella Michelin nel 2013 e il titolo di miglior chef donna nel 2017. Caterina e Nino Rossi, altro stellato al Qafiz, in Aspromonte, organizzano eventi, fanno stage e firmano menu insieme a Emanuele Lecce e Antonio Biafora, i colleghi della Sila, già bravi da stella. Entrambi lavorano negli hotel di famiglia che contribuiscono a rendere l’entroterra più ospitale. Emanuele alla locanda “San Lorenzo si alberga”, a Camignatello, sul percorso dello storico Treno della Sila che ancora va; Antonio con il Biafora Resort a San Giovanni in Fiore. Qui lo chef che cucina con le pigne e la resina, ha costruito una piscina olimpionica che fuori stagione mette a disposizione dei ragazzini di San Giovanni in Fiore come alternativa sportiva al solito calcio: gli imprenditori più giovani e brillanti hanno capito che fare rete è la formula del successo soprattutto per gli angoli più remoti di Calabria.