Antonio Biafora e il futuro della ristorazione gourmet della Sila

da | Ott 4, 2021 | Stampa

Antonio Biafora durante la pandemia investe per realizzare un resort gourmet nel cuore della Sila, e Hyle vola verso la sostenibilità Antonio Biafora ha lasciato da tempo il terreno sicuro e si è avventurato nella Sila, la fredda e impervia Sila. Fare ristorazione di livello a San Giovanni in Fiore, è una vocazione. E realizzare anche un proprio orto dove attingere a tutti i prodotti della cucina, quando qui il clima è così rigido da gelare anche durante le notti d’estate, sembra pazzia. Ma Antonio Biafora, il giovane che ha preso le redini del resort di famiglia, trasformandolo anche in spa e ristorante gourmet, ha bene in mente il suo progetto per far diventare questa località montana una destinazione. Solo quattro tavoli per realizzare un servizio impeccabile. Si chiama Hyle, materia, dal greco antico. Il ristorante ripercorre la “via della pece”, ovvero la pece bruzia, materia prima preziosa dai mille usi: medicina, ingegneria navale, artigianato, conservazione. La estraevano i boscaioli dal tronco del pino laricio incidendo canali a lisca di pesce. Così, riscoprendo un’antica e nobile usanza, Biafora ha ripercorso questa via, che parte dalle colline sul mare e arriva in cima alle montagne. Un percorso breve che però comprende un territorio fertile e ricco di materie prime diverse, individuando agricoltori, allevatori e piccoli produttori e attiva una catena di sostenibilità economico-sociale. E Hyle è uno dei migliori ristoranti ad alta quota d’Italia, anche se non lo si pensa mai, della Calabria. Due i menu da cui scegliere: Pùzaly che racconta la storia di Hyle, partendo dalle materie prime del territorio, come “Pipi arrustutu”, o il Riso caprino, ginepro e polvere di porcinim, o ancora la Quaglia, cacciatora ed erbe del giardino; e Chjùbica, che libera all’ennesima potenza l’estro dello chef. La selezione di vini autoctoni e locali e grandi etichette completa un’esperienza raffinata, quasi inaspettata sulla Sila, molto meglio del “sentito dire”. E ci sarà anche un’evoluzione: il resort con spa che presto da 4 stelle passerà a 5: “La mia idea è quella di riuscire a far sì che la Sila e San Giovanni in Fiore diventi un luogo di relax e una destinazione turistica. Qui l’aria è pulita e il resort è circondato da un bosco di numerosi ettari: la Calabria deve essere conosciuta anche per questo, non è solo mare” racconta Antonio Biafora. E l’obiettivo è quello di espandersi e puntare sempre più in alto, con percorsi naturalistici per gli ospiti, condividendo la raccolta di fiori nel bosco, della frutta dagli alberi e dei prodotti dell’orto dalla serra. Realizzare un’oasi di pace e relax in Sila.

In tre parole, cosa significa fare ristorante gourmet in Sila.
“Creare un’offerta di fine-dining a 1300mt slm in una regione a completa vocazione “marittima” è una sfida non solo personale, ma di territorio”.

Tre pregi e difetti di Antonio.
“Testardo perché non mi arrendo mai, da buon montanaro calabrese. Meticoloso, perché pretendo sempre il massimo da me e dagli altri. Eterno insoddisfatto, perché tendo sempre a mettere in crisi tutto ciò che faccio e che fa chi percorre il cammino insieme a me. Sognatore perché penso che la Calabria possa fare davvero tanto ancora. Curioso perché mi piace osservare, capire, montare e smontare tutto ciò che vedo e che incontro. Umano, perché penso che lo spirito di gruppo sia l’unico modo per poter fare grandi cose”.

È stata un’estate particolare, cosa ti aspetti per il futuro?
“Questa come la scorsa, sono state stagioni “strane” nel senso che non posso rientrare in un calcolo…

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